Il lattosio è uno zucchero contenuto nel latte di TUTTI i mammiferi. Quindi, se è un latte animale sicuramente conterrà anche lattosio, mentre nelle bevande vegetali sarà assente.
Il lattosio è un dimero: significa che chimicamente è formato da due zuccheri più semplici, il glucosio e il galattosio, che vengono separati grazie all’enzima lattasi.
In alcune persone, intolleranti al lattosio, questo enzima è prodotto in quantità insufficiente: sarà quindi impossibile digerire e assorbire il lattosio a livello intestinale. Andrà quindi incontro a fermentazione, con conseguente produzione di gas che a sua volta provocherà gonfiore e dolore addominale.
Autodiagnosticarsi un’intolleranza al lattosio sembra semplice: ma se stai male dopo un pasto ad alto contenuto di lattosio, l’unica causa del malessere potrebbe essere l’intolleranza? E se anche lo fosse, stiamo parlando di una situazione cronica o transitoria?
Proviamo a rispondere insieme a queste domande.
La quantità di lattasi prodotta dall’organismo è determinata geneticamente, ma un test genetico può solo far ipotizzare l’intolleranza e da solo non è sufficiente per fare diagnosi.
La lattasi è normalmente localizzata all’apice dei villi intestinali, in una posizione “poco sicura”: una forte gastroenterite o una situazione che possa danneggiare i villi intestinali (ad esempio, una celiachia non gestita con la dieta adeguata) possono provocare i sintomi da intolleranza al lattosio non per mancanza di enzima, ma perché la lattasi non è in grado, se si verificano queste condizioni, di stare nella sua sede e svolgere il suo lavoro. In questo caso, la rimozione delle cause (dieta senza glutine in caso di celiachia o risoluzione dei sintomi intestinali ed eventualmente della disbiosi dopo una enterite) possono far riacquisire la tolleranza al lattosio.
Quello che ad oggi è l’unico test valido per la diagnosi di intolleranza al lattosio è il breath test: in caso di positività, sarà cura del medico valutare se la diagnosi può essere legata ad una condizione genetica (e quindi cronica) o ad una situazione contingente e quindi transitoria. E’ sempre importante discriminare, per evitare di mettere in atto inutili restrizioni dietetiche.
E dopo la diagnosi di intolleranza al lattosio? La dieta deve evitare completamente questo zucchero?
In questo caso la risposta, come spesso accade in nutrizione, è… DIPENDE!!
Molti pazienti intolleranti riescono a gestire bene fino a 10-12 g al giorno di lattosio, corrispondenti a una porzione di latte da 250 g. La tolleranza potrebbe aumentare ulteriormente se l’assunzione è dilazionata durante la giornata.
L’ideale è quindi lavorare con un professionista per impostare una dieta che permetta di testare la tolleranza individuale per avere un’alimentazione che non provochi sintomi ma che sia inclusiva del maggior numero possibile di alimenti.
L’educazione alimentare è sempre importante, perché ci sono tanti alimenti insospettabili (prosciutto cotto, hamburger confezionati, patatine fritte surgelate, …) che contengono lattosio e che, anche se innocui di per sé, possono causare un effetto accumulo esacerbando i sintomi.
D’altra parte, ci sono alcuni derivati del latte che sono naturalmente privi di lattosio (yogurt greco, fontina, parmigiano reggiano, …): anche in questo caso, conoscerli ti permetterà di avere un’alimentazione con meno rinunce e quindi sarà più facile rispettare le regole!
Se invece hai già diagnosticato l’intolleranza, ma i sintomi permangono anche con l’esclusione del lattosio, consiglio di consultare il medico per approfondire e trovare la diagnosi corretta. Sapevi che il lattosio peggiora anche i sintomi legati al colon irritabile e che con una dieta specifica è possibile migliorare la qualità della vita? Trovi un articolo su questo argomento proprio qui! Buona lettura!
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